Beastiality – Sacrificial Chants

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Beastiality: già il nome dovrebbe dire tutto! O quasi, perché a tutta prima si potrebbe pensare ad una band influenzata dai primi Beherit o da gruppi simili e invece il nostro simpatico quartetto svedese è fedele a quel pastone black/thrash/death sulfureo e marcescente che ci riporta indietro nel tempo, esattamente a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta del secolo scorso, quando l’underground metallico ribolliva di estremismi che di lì a poco avrebbero dato vita al death e al black come generi distinti e separati, così come oggi li conosciamo. Emersa dalle fogne di Stoccolma nel 2011, la band fa uscire un paio di demo ed attira l’attenzione dell’irlandese Invictus Productions, etichetta che vanta nel suo rooster diverse realtà di questo tipo, sotto l’egida della quale viene pubblicato nel 2017 l’esordio sulla lunga distanza “Worshippers Of Unearthly Perversions”. Ora, dopo cinque anni, è di nuovo tempo di rimestare il sudiciume con catene di puro acciaio, ed ecco che vede la luce questo ep nuovo di zecca che, com’era facilmente prevedibile considerati i presupposti, non cambia nemmeno un po’ le carte in tavola. “Sacrificial Chants” è puro revival, figliastro illegittimo e bastardo dei tempi che furono, devoto a quel sound e a quell’attitudine, come se le lancette dell’orologio si fossero davvero fermate al 1989. Si tratta di un pregio o di un limite oggettivo? Credo che ognuno potrà stabilirlo a seconda dei propri gusti personali o della sensibilità del momento, apprezzando la primitiva genuinità di questo quarto d’ora circa di assalti bestiali e selvaggi oppure chiedendosi che senso possa avere continuare a pungolare il cadavere di un filone che ha già detto tutto quello che aveva da dire nelle scorse decadi.

Come sempre la verità, a mio parere, sta nel mezzo e se, da un lato, è innegabile che questo “Sacrificial Chants” non abbia nulla da offrire, ma nemmeno lontanamente, in termini di novità, è altrettanto vero che, dall’altro, è ancora piacevole farsi travolgere dall’adrenalina di quelle sonorità putride e malevole che, nel bene e nel male, fanno comunque parte del background di ogni ascoltatore di metal estremo.

Perché qui i rimandi sono assolutamente espliciti e i Beastiality non fanno niente per nasconderli: basta infatti l’incipit della title track, che segue la breve intro d’ordinanza ed è anche il miglior episodio del lotto, per catapultarci immediatamente tra vecchi Sepultura, Sarcofago e Possessed ma anche primi Sodom e Kreator, sguazzando allegramente nel proto-black di Morbid e Treblinka, tutti gruppi dei quali i Beastiality ricalcano le orme con assoluta dedizione. E il tiro naturalmente non cambia per tutta la durata dell’ep, che scorre un pezzo dopo l’altro senza pause ed è una sintentica ode alla vecchia scuola, compresa la registrazione, lurida e polverosa quanto basta, perfettamente in linea con le produzioni dell’epoca. In conclusione, che altro potrei aggiungere? Sicuramente che, una volta premuto il tasto play, vi scapperà un “ARRRGGGHHH!!!” grosso così ma solo per i maniaci dei bei tempi andati sarà un’esclamazione di felicità.