Poseidon – Poseidon

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Come il mare è in grado di restituirci antichi relitti, a distanza di anni dalla sua ideazione, nel nostro panorama musicale affiora “Poseidon”, l’album di debutto dell’omonima band. Un progetto d’avanguardia di tre artisti ben noti nell’underground italiano: Argento, Azoth (Spite Extreme Wing) e Algol (Forgotten Tomb, Hiems e Kirlian Camera), già in stretta collaborazione ai tempi della Black Metal Invitta Armata, che hanno deciso di dare vita a qualcosa di nuovo e non poi così usuale. “Poseidon” non si pone infatti come un album ma come un rito, un viaggio, un’esperienza meditativa e, indubbiamente, un richiamo alle sonorità della produzione cantautorale degli Ianva (in cui ritroviamo proprio Argento e Azoth). Il rituale ha inizio con il suono delle onde che, in tutta questa prima traccia, sortiscono un effetto ritmico e fanno da legante tra i numerosi livelli di strumenti e voci campionate che si intrecciano mano a mano che si prosegue nell’ascolto. L’atmosfera è estatica, complice l’ostinata ripetizione del riff di chitarra, e si ha quasi la sensazione di trovarsi in una sorta di trance meditativa.

Un’aura che ritroveremo presto nell’assolo di tamburi di “On The Cave Of The Nymphs”, secondo brano e punto in cui collimano tutte le influenze che caratterizzano questo disco. Tra queste affiora un’affinità con le sperimentazioni sonore dei primi anni settanta, la scelta dei suoni e l’andamento trascendentale mi riportano infatti alla mente l’album “Sulle Corde Di Aries” (Franco Battiato, 1973) e sembra seguire quel desiderio di fondere sonorità orientali a un essenzialismo più occidentale. Come spesso accade, la terza traccia è la più azzardata dell’album e “Metamorphosis” non fa eccezione. Ci ritroviamo infatti ad ascoltare un groviglio vorticoso di voci campionate e manipolate in cui, più che rivedere le numerose metamorfosi di Poseidone, ho la sensazione di assistere a una resa sonora del celeberrimo e omonimo racconto kafkiano. Fortunatamente, subito dopo questo delirio, è facile recuperare un senso di familiarità perchè ritroviamo “VIII” (qui col titolo “The Flying Dutchman”), brano già contenuto in “Vltra”, ultimo full lenght degli Spite Extreme Wing, che forse trova una migliore collocazione all’interno di questo album concettuale. L’ascolto prosegue in maniera molto lineare e, oltre al continuo riemergere di queste influenze avantgarde del secolo scorso, ci ritroviamo presto faccia a faccia con il grande problema di questo album: un’esagerata sovrastruttura intellettuale. Ne troviamo un esempio lampante all’interno di “Opalescence 101”, completamente snaturata dalla lettura di “Sabbia E Spuma” di Khalil Gibran, con un tono tanto autoritario da sembrare una proclamazione e, di conseguenza, completamente fuori luogo. Insomma, Poseidon non è di facile ascolto e, nonostante alcuni spunti interessanti, non credo nemmeno si possa parlare di una vera e propria sperimentazione. Di fatto ci troviamo ad ascoltare l’eco di avanguardie ormai più che superate, un richiamo sicuramente piacevole per i nostalgici ma che non aggiunge molto al panorama musicale attuale e in cui non riesco in alcun modo a ritrovare delle componenti lontanamente riconducibili all’acoustic black metal.

REVIEW OVERVIEW
Voto
58 %
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poseidon-poseidonTRACKLIST <br> 1. Aphros; 2. On The Cave Of The Nymphs; 3. Metamorphosis; 4. The Flying Dutchman; 5. Ci Vuole Un Legno Or Le Radeau De La Méduse; 6. Opalescence 101; 7. A Saturno <br> DURATA: 36 min. <br> ETICHETTA: Brucia Records <br> ANNO: 2023