Trépas – Les Ombres Malades

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A distanza di circa quattro anni dall’ottimo “L’Heritage Du Monde”, tornano i canadesi di Quebec City con un secondo full length che riesce nella difficile impresa di bissare qualitativamente il predecessore, grazie a quaranta minuti scarsi di “métal noir québécois” di ottimo livello, con tutti gli elementi distintivi di questa scuola in bella mostra (melodia, linee depressive, velocità sostenute che si alternano a tempi più ragionati) che lo rendono una sorta di manifesto del genere. Nel disco regna una tale malinconia da farci andare dritti in depressione: una serie di riff che alternano power chords e accordi pieni o arpeggiati che strizzano costantemente l’occhio al post black e allo shoegaze ma evidenziano anche riferimenti più classicamente progressive. Il tutto condito da vocals lacerate che trasformano ogni pezzo in un viaggio attraverso un triste mondo grigio e decadente come l’oscura foto in copertina. Rispetto al precedente lavoro sembra che i Trépas vogliano offrirci sonorità più rarefatte e sognanti, rallentando i tempi e aumentando in maniera esponenziale la dose di melodia dal sapore amaro tipica del “métal noir québécois”, nell’intento di farci percepire un senso di disagio e disgusto.

La band rimarca e sottolinea quindi la propria appartenenza a quel macro filone che è l’atmospheric black metal ma qui abbiamo a che fare con un lavoro complesso e sfaccettato, dall’aspetto ruvido ma etereo, con un impressionante quantitativo di cambi tempo, dove si fanno spazio sempre più parti semi acustiche e maggiormente riflessive e, per contro, emerge il drumming di Averse, autore di un lavoro davvero notevole in quanto a fantasia e arrangiamenti, che passa dai canonici blast (mai abusati) a fill intricati e tempi scardinati e cervellotici, accompagnando il guitarwork in maniera ossessiva e chirurgica. La band passa con semplicità da un black metal affilato come un rasoio a momenti più meditativi, basta sentire la title track per rendersi conto di come un riff dal sapore quasi goth rock si possa trasformare in un vortice di puro black, tra tremolo e blast, alternando parti atmosferiche di qualità, con la voce sempre in primo piano di Goliatt, protagonista di un’ottima performance con il suo cantato profondo, gutturale e ruvido, sicuramente uno degli aspetti più caratterizzanti del disco.

Non c’è un singolo filler e tutti i pezzi hanno realmente qualcosa da dire, basti pensare alla brutalità mai sazia di rabbia di “Désert De Cendres”, alla suadente e quasi mediterranea “Métamorphose”, perfino commovente nel suo incedere malinconico, e alla conclusiva e riflessiva “L’Astre Noir”, epitome del disco tra urla di ribellione e chitarre che spaziano dal black al gothic fino al post black metal in un matrimonio oscuro ma perfettamente equilibrato, con i synth e uno stacco acustico centrale a fungere da ciliegina sulla torta. “Les Ombres Malades” è un lavoro molto apprezzabile e probabilmente sarà una delle migliori uscite dell’anno, sia per la maestria di una band che per quanto dimostrato meriterebbe già di fare il salto in termini di visibilità, sia per un sound nel suo piccolo originale nell’unire generi diversi in una convivenza perfetta trascinando l’ascoltatore in un turbine di emozioni, cosa rara in un disco black nel 2023. Maestri.

REVIEW OVERVIEW
Voto
80 %
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trepas-les-ombres-maladesTRACKLIST <br> 1. Aliénation; 2. Les Ombres Malades; 3. Désert De Cendres; 4. Métamorphose; 5. Le Manque Onirique; 6. Altérité; 7. L'Astre Noir <br> DURATA: 39 min. <br> ETICHETTA: Sepulchral Productions <br> ANNO: 2023