Wooden Throne – Eternal Wanderer Of The Night Sky

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Seconda fatica sulla lunga distanza per la creatura Wooden Throne, questo “Eternal Wanderer Of The Night Sky” esce per l’onnipresente Purity Through Fire in elegante edizione digipack con scritte e decorazioni dorate in rilievo (maniaci collezionisti, fatevi avanti!). Dietro a questo progetto si cela il mastermind Mikko Lehto, già conosciuto per essere il mainman degli October Falls, band con la quale ha attraversato una vasta gamma di stili, dal folk acustico al black metal atmosferico passando per l’ambient, negli ultimi vent’anni o giù di lì. Con Wooden Throne invece il nostro prolifico amico sembra volersi concentrare su un genere più specifico e solo su quello, ovvero un black metal d’atmosfera dagli accenni epici e dolenti, con un concept incentrato sui “misteri spettrali della notte” e “l’osservazione delle stelle”, in intima connessione con le profondità muschiose del suolo del bosco, come rappresentato visivamente dalla copertina, abbastanza classica ma pur sempre suggestiva, e riassunto dal titolo dell’album. Un piglio meditativo e spirituale quindi, che si traduce in un black metal malinconico e nostalgico, che procede avvolgendo l’ascoltatore con tempi medi senza risparmiare qualche passaggio più veloce, molto vicino a livello di influenze a realtà come Midnight Odyssey, Mare Cognitum, Spectral Lore e affini, e particolarmente indicato per la stagione autunnale e lo spleen che la contraddistingue.

Incorniciato da una produzione dal suono soffocato e senza troppi orpelli, questo album presenta una serie di composizioni molto simili l’una all’altra, tanto da poter essere considerate i singoli capitoli di un unico viaggio introspettivo. Rispetto al predecessore “Under The Moon They Wonder Until Fading Away” del 2021 quello che si nota fin dal primo ascolto è un utilizzo decisamente preponderante del pianoforte, costantemente in primo piano e al centro di ogni singolo brano: sono le note agrodolci di questo strumento, allo stesso tempo inquietanti e affascinanti, a costituire la struttura portante dei pezzi e il fulcro emotivo degli stessi, con le linee di chitarra che le seguono e si intrecciano, mentre la batteria e la voce restano quasi sullo sfondo, a fare da idoneo contrappunto. Ma è quando le melodie sognanti della chitarra sembrano essere più ispirate e ariose che si assiste agli episodi migliori, come accade in “The Autumnal Frost” e soprattutto nella conclusiva e particolarmente struggente “Talvikki”, a mio parere punta di diamante di un album coeso che non deluderà gli amanti di questo genere di sonorità. Ecco, ripensandoci, più che black metal in senso stretto questo lavoro potrebbe essere definito come metal atmosferico tout court: una buona colonna sonora per le vostre amare riflessioni sul senso della vita, magari sullo sfondo di un cielo plumbeo e nuvoloso.