I francesi Aosoth, capitanati da MkM, già leader dei più noti Antaeus, giungono con questo disco alla quarta fatica sulla lunga distanza, dopo circa dieci anni di attività. Con gli Antaeus i nostri condividono in linea di massima il genere musicale – ovvero un black metal violento ed ortodosso, senza compromessi – anche se gli Aosoth dimostrano di avere un piglio meno brutale e death oriented ed un approccio più criptico ed esoterico, oltre ad un gusto spiccato per le composizioni lunghe ed articolate. La title track posta in apertura è un pezzo di oltre dieci minuti di durata, che delinea fin dall’inizio le coordinate stilistiche dell’opera: riffing serrato e granitico, drumwork chirurgico, vocals demoniache, velocità sostenuta con alcuni rallentamenti vagamente doomish. Questi sono gli elementi che ritroveremo nel corso dell’album, senza particolari variazioni. E non deve stupire più di tanto, dal momento che gli Aosoth si muovono nei territori della tradizione, pur arricchendo la loro proposta con qualche suggestione modernista, come le sperimentazioni dal sapore industrial dei due “Broken Dialogue”. La band si inserisce perfettamente nel solco della più recente ondata black transalpina e recupera stilemi propri di gruppi quali ultimi Deathspell Omega, Merrimack, Spektr ed in certa misura anche Blut Aus Nord. Si tratta di accostamenti che vengono naturali all’ascolto e che vanno presi come tali: gli Aosoth infatti non brillano per personalità od originalità, anche se sono in grado di comporre brani di tutto rispetto, che trasudano vera cattiveria ed un alone mistico decisamente maligno. Oltre alla citata opener, altra canzone degna di nota è la conclusiva “Ritual Mark Of Penitence”, lunga suite pregna di autentico odio anticristiano. In conclusione, “IV: An Arrow In Heart” è un disco quadrato e possente, che potrà accontentare sia i blacksters della prima ora che quanti non disdegnano moderate contaminazioni. Gli Aosoth confermano il loro ruolo di outsiders (ma con i giusti attributi).
