Downcross – Hexapoda Triumph

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Poteva passare un anno intero senza un’uscita ufficiale dei Dawncross? Evidentemente no. Con “Hexapoda Triumph” i bielorussi giungono al quarto full length in quattro anni battendo la stessa strada fatta di black metal ortodosso e verace, basato sui canoni della vecchia scuola ma impreziosito da buone linee melodiche, riconducibili prevalentemente a band finlandesi o tedesche. Se con il secondo lavoro “What Light Covers Not” il duo aveva tirato fuori un gioiello di oscura bellezza, con il penultimo “To The Last Sunset At The Gates Of Collapse” i nostri beniamini non avevano bissato il successo, registrando un disco di per sé buono ma che non reggeva il confronto con il suo precessore. Con questa nuova fatica la band mescola le carte e riesce a tirare fuori un lavoro che, nel suo piccolo, risulta leggermente più vario discostandosi, seppure di poco, dalle precedenti releases, riscoprendo un’aura più raw, grezza, con suoni quasi motörheadiani, dal piglio live.

I Downcross non si sono dati alla musica commerciale, sia ben chiaro, anzi questo nuovo lavoro riesce a essere più marcio rispetto agli altri per via di un attitudine stradaiola, da teppisti.

Le atmosfere oscure lasciano spazio a un orientamento più rockeggiante (passateci il termine), nel senso che la band sembra quasi divertirsi a suonare i pezzi contenuti nel disco; la prova del gruppo (come sempre di alto livello) sembra una lunga jammata all’interno del settimo girone dell’inferno, dove quei mascalzoni di Dzmtr e Ldzmr fanno il bello e il cattivo tempo, alternando sfuriate degne di un Belzebù svegliato col piede sbagliato a groove cadenzati più consoni a un Lemmy Kilminster sotto whiskey e pastiglie. A rendere il tutto più veritiero possibile ci pensa pure la produzione, volutamente scarna e primordiale, mai fastidiosa o incomprensibile; gli strumenti sono chiari e cristallini ma l’attitudine da sala prove rimane costante per tutto il platter; qualche fischio di ampli, rullante acuto e chitarre acide ci ricordano che questa volta i due energumeni hanno deciso di fare indigestione di birra e derivati alcolici prima di imbracciare gli strumenti e prendere a bastonate il nostro vecchio impianto stereo. Non stiamo parlando di stravolgimenti di suono, bensì di attitudine. Ci sono i blast beats, c’è il tremolo, ci sono le imprecazioni verso santi e famiglia allargata, le urla strazianti non mancano, ma è proprio la composizione dei pezzi in sé la novità che rende “Hexapoda Triumph” diverso dai precedenti lavori.

A dire il vero ci sono pure i classici intermezzi strumentali che accomunano i dischi della band (tranne il primo full length) ma questa volta anziché essere brani acustici sono composizioni di synth decisamente inquietanti, perfettamente integrate nell’atmosfera del disco, più vigliacca del passato ma non per questo meno efficace. Volendo, potremmo dividere il disco in due parti ben distinte, con la strumentale title track a fungere da spartiacque; il “lato A” risulta quello dai connotati più “live” (sentire il main riff di “Where Spheres Myroblys With Pus” per farvi un’idea) mentre il “B” riesce a riportarci verso clichès più canonici per la band, come ad esempio in “Invariant Fall Of The Doomed“, probabilmente il brano più riuscito del lotto, dove la band sfoggia tutte le sue capacità compositive e teatrali, concentrate in quattro minuti di epicità. Con una bella confezione in digipack accurata, dai colori sgargianti per il genere, “Hexapoda Triumph” può essere definito il classico disco piacevole da ascoltare senza troppe aspettative mentre si svolgono altre attività (e spesso questo è un gran merito), un classico compagno di bevute, palestra, auto e chi più ne ha più ne metta. Ai Downcross vogliamo bene, ormai sono diventati come i ragazzi della porta accanto.

REVIEW OVERVIEW
Voto
72 %
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downcross-hexapoda-triumphTRACKLIST <br> 1. Counter-Initiation; 2. Trumpets Salute The Demise Of Death; 3. Alphabeast Worldmurderer; 4. Where Spheres Myroblys With Pus; 5. Hexapoda Triumph; 6. Fist Of Hubris; 7. Verity Is Mirrored By Madness; 8. Invariant Fall Of The Doomed; 9. Hypnosuggestion <br> DURATA: 41 min. <br> ETICHETTA: Cavum Atrum Rex <br> ANNO: 2022