Lamp Of Murmuur – Saturnian Bloodstorm

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Chi è solito bazzicare il più umido sottobosco underground black metal avrà probabilmente già sentito nominare il progetto Lamp Of Murmuur, one man band del factotum M. proveniente da Los Angeles, che in questo caso non fa rima con sole e belle ragazze in bikini. Partito da sonorità radicalmente raw, caratterizzate da tutti gli elementi tipici di questo approccio (chitarre zanzarose, produzione approssimativa, screaming spettrale), il nostro amico ha dimostrato fin dall’esordio, risalente al 2019, di possedere una fantasia compositiva sopra la media, che ha permesso a questo progetto di ritagliarsi uno spazio tutto suo nella scena statunitense, soprattutto grazie ad un riffing strutturato e non banale, all’insistito e intelligente uso delle tastiere e all’innesto di influenze più gothic/dark e “romantiche”, che sono divenute più evidenti nel corso degli anni, specialmente nei due albums che hanno preceduto quest’ultima fatica sulla lunga distanza. “Saturnian Bloodstorm” mette in mostra un’evidente evoluzione nel sound e nella concezione musicale di Lamp Of Murmuur, che possiamo intuire fin dalla copertina colorata, che segna a primo impatto uno stacco rispetto al consueto minimalismo in bianco e nero dei prodotti raw più classici. E infatti in questo disco sono esaltati alcuni aspetti, per la verità in parte già presenti nel sound del progetto, che qui però trovano piena espressione e si prendono letteralmente tutta la scena, a partire da un approccio decisamente più epico, che unisce rasoiate black metal a squarci thrash e ad un piglio vagamente melodico e più heavy di gran gusto, dando corpo ad atmosfere glaciali assolutamente azzeccate. C’è, se vogliamo, qualche riferimento alla “nuova” scena a stelle e strisce (primi Uada su tutti) ma l’accostamento che balza subito all’orecchio, fin dalle prime note, è con quel capolavoro degli Immortal che risponde al nome di “At The Heart Of Winter”, che sembra essere il punto di riferimento compositivo di questo disco. Ovviamente si tratta di una suggestione, magari opinabile, ma a mio parere l’atmosfera e il sound dei due dischi in questione sono molto simili.

Le canzoni sono mediamente lunghe (all’incirca sui sei-sette minuti, fino a sfiorare i dieci in alcuni casi) e ben costruite, hanno uno sviluppo coerente ed alternano a meraviglia violenza sanguigna e passaggi più ariosi, attraverso trame chitarristiche varie e mai caotiche, che catturano l’attenzione e riescono a farsi ricordare. Al tempo stesso resta centrale il ruolo dei synth, strumento che ancora una volta si dimostra essenziale nel sound della band, da un lato rinvigorendo alcuni passaggi e, dall’altro, stemperando la furia del riffing, smorzandola in momenti più atmosferici e vagamente ambientali. Ciò che evidenzia ulteriormente una differenza piuttosto netta rispetto alle precedenti produzioni di questo progetto è anche la registrazione, che in questo caso abbandona i lidi dell’artigianalità e diviene più professionale, conferendo al tutto potenza e sufficiente pulizia (anche se naturalmente non stiamo parlando di suoni ultra levigati) e finisce per diventare il valore aggiunto dell’album, dando unità al risultato finale ed esaltando in maniera egregia l’atmosfera del disco.

Grazie a questo mix di fattori “Saturnian Bloodstorm” scorre che è un piacere dalla prima all’ultima traccia, senza cadute di tono, riservando gli episodi migliori per il gran finale. Infatti “In Communion With The Wintermoon” e la title track sono due pezzi a dir poco coinvolgenti, summa del disco e testimonianza dell’attuale stato di forma di un musicista che riesce ad esprimersi nei confini di un genere ben noto senza tuttavia fossilizzarsi su soluzioni accademiche e sostanzialmente preconfezionate. Con buona pace degli irriducibili dell’ortodossia fine a sé stessa che, ascoltando questo disco, andranno probabilmente a blaterare di “tradimento” e simili discorsi senza senso. Se il terzo album è tradizionalmente considerato quello della maturità, possiamo affermare senza ombra di dubbio che Lamp Of Murmuur ha superato alla grande la prova e si appresta probabilmente a conquistare un bacino di utenti più ampio del ristretto recinto underground nel quale finora aveva pescato. Il che, a mio parere, sarebbe assolutamente meritato.

REVIEW OVERVIEW
Voto
76 %
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lamp-of-murmuur-saturnian-bloodstormTRACKLIST <br> 1. Conqueror Beyond The Frenzied Fog; 2. Hymns Of Death, Rays Of Might; 3. Seal Of The Dominator; 4. Descending From The Aurora; 5. In Communion With The Wintermoon; 6. Saturnian Bloodstorm <br> DURATA: 40 min. <br> ETICHETTA: Argento / Not Kvlt Records <br> ANNO: 2023