Dethroned – A Bridge To Eternal Darkness

0
558

Esiste almeno una decina di band che si chiamano Dethroned, senza contare i forse più noti God Dethroned; questi sono i Dethroned tedeschi, gruppo black metal della prima ora, la cui formazione (ai tempi si chiamavano Mysticism) risale addirittura al lontano 1991. La storia del gruppo è stata abbastanza travagliata, tra cambi di line up, interruzioni e lunghe pause, ed è per questo che la band, dopo la consueta trafila di demo, split e compilation, è approdata all’esordio sulla lunga distanza con l’album “Bluotrunst” solo nel 2017, grazie alla connazionale Dominance Of Darkness Records, etichetta che pubblica (dopo “soli” sei anni) anche questo secondo full length. Nonostante il loro sound affondi le proprie radici in una concezione retrò e saldamente ancorata al black metal anni novanta comunemente inteso, e non potrebbe essere altrimenti, i nostri amici (del nucleo originale sono rimasti il batterista Barkayal e il chitarrista Nebulah Danyal) non si adagiano sull’alone di “culto” che quasi inevitabilmente si portano dietro e ci regalano un album che non punta solo ed esclusivamente sull’attitudine vecchia scuola. Cosa che avrebbero potuto fare con una certa facilità, considerata la loro storia e quanto altri “colleghi” sfruttino ampiamente questo genere di situazioni per guadagnare un po’ di visibilità nelle rispettive nicchie di riferimento.

“A Bridge To Eternal Darkness” invece denota un certo sforzo di scrittura ed è un disco dinamico e evidentemente curato anche sotto il profilo della registrazione, che ha i suoni giusti per accompagnare nel migliore dei modi sia le parti più feroci e tirate che quelle dal piglio più riflessivo ed intimista, senza per questo risultare patinata né cadere in un confusionario rumorismo. Una scelta che personalmente condivido in quanto un’eccessiva sporcizia avrebbe compromesso la resa sonora di un disco che presenta alcune sfaccettature meritevoli di essere evidenziate da una produzione adeguata. Si passa infatti da episodi più sulfurei come l’opener “Come To Me” ad altri decisamente granitici come “Void”, probabilmente il pezzo più diretto del lotto, con un riff portante carico di groove e sfrontatamente rock oriented che potrebbe perfino portare alla mente alcune cose dei Satyricon del periodo mediano; da brani molto atmosferici, avvolgenti e dal tono malinconico come “Ewig Fäulnis”, dove le tastiere svolgono un lavoro discreto ma assolutamente egregio, ad altri che riprendono questo tipo di approccio in un contesto più strutturato, come la title track, dove fanno la loro comparsa anche efficaci squarci in clean vocals.

Insomma la band non si lascia imprigionare in schemi compositivi troppo rigidi e ci offre un songwriting sufficientemente vario, che non disdegna neppure soluzioni più melodiche e perfino vagamente catchy, pur restando entro determinati confini assolutamente monocromatici. Le orecchie degli ascoltatori più attempati potranno agevolmente rimembrare i tempi in cui non si parlava ancora di ortodossia ma si sapeva senza possibilità di errore di ascoltare indiscutibilmente black metal, con il non trascurabile particolare che ogni band cercava di interpretarlo a modo proprio, dal momento che i vari sottogeneri non erano stati ancora canonizzati. Il che, paradossalmente ma non troppo, è l’approccio più “moderno” che ci possa essere. Anzi, volendo dare una definizione “ad effetto” si potrebbe dire che questo è uno di quei dischi che sanno di antico ma non si fanno troppo pregare quando è il caso di strizzare l’occhio alla modernità, e credo che la band la prenderebbe come un complimento. L’ascolto è quindi consigliato sia ai blacksters della vecchia guardia sia alle nuove leve, e in generale a tutti quelli che vogliono scoprire una band “vecchia” che in definitiva potrebbe risultare molto più “nuova” di tanti gruppi nuovi.

REVIEW OVERVIEW
Voto
74 %
Previous articleMaster’s Call – A Journey For The Damned
Next articleHinsides – Hinsides Hörs Djävulsklockans Urklang
dethroned-a-bridge-to-eternal-darknessTRACKLIST <br> 1. Come To Me; 2. Vinum Creaturae; 3. Disciple Of The Elders; 4. Colour Out Of Space; 5. Void; 6. Ewig Fäulnis; 7. Ruf Der Tiefe: 8. Descent; 9. A Bridge To Eternal Darkness; 10. Im Zeichen Des Bösen (Grausamkeit cover) <br> DURATA: 46 min. <br> ETICHETTA: Dominance Of Darkness Records <br> ANNO: 2023