A quattro anni di distanza dal precedente “Battlespells”, ben accolto da pubblico e critica di settore, tornano a far sentire la propria voce i finlandesi Warmoon Lord, creatura del mastermind e polistrumentista Lord Vrăjitor, già noto per il progetto Old Sorcery, coadiuvato da qualche tempo dal batterista Revenant Strigoi. Fin dagli esordi ma soprattutto a partire dal precedente album i Warmoon Lord, che prendono il nome da un omonimo brano dei Vlad Tepes, si sono mossi in un universo nel quale un black metal grezzo e dal sapore medievale, con ampi squarci melodici di chiara estrazione finnica, si unisce a tematiche di stampo fantasy, stile dungeons & dragons, con contorno di battaglie, orchi, incantesimi e cose oscure di varia natura che tendono al satanico e all’occulto. Un approccio classico quindi, dal punto di vista musicale e dell’immaginario evocato, che ritroviamo intatto in questo nuovo “Sacrosanct Demonopathy”, il quale come il suo predecessore esce sotto l’egida della Werewolf Records e del suo predecessore segue le orme, senza particolari sorprese ma mettendo in mostra un certo gusto compositivo, frutto di mestiere ed esperienza. La base infatti è pur sempre un tradizionale black metal anni novanta, con tutti gli stereotipi del caso e riferimenti a Emperor e Dissection che fanno bella mostra di sé in diverse occasioni, ma i brani si muovono in diverse direzioni, cosa che rende il disco accattivante e nell’insieme piuttosto variegato.

Si passa così da episodi di puro black metal di scuola finlandese, come “Tartaros Offering”, con il suo bel riff melodico, o la più articolata e violenta “A Hungering Yoke”, a canzoni in cui fanno capolino anche altre influenze: le reminiscenze dal sapore vagamente power di “Invoking The Retribution Eidolon”, il break centrale di stampo folk di “Uncreation’s Dragon” o ancora il riffing evidentemente thrasheggiante che marchia a fuoco la prima parte di “His Enigmatic Ways”; sfumature, certo, ma in grado di diversificare la proposta e di tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore. Il tutto è incorniciato da una produzione che mantiene l’alone tipico dei prodotti underground ma che è tutt’altro che approssimativa ed anzi riesce a mettere in rilievo sia i notturni intrecci melodici che i foschi tappeti tastieristici, completando un lavoro che non farà gridare al miracolo ma che di sicuro non potrà deludere gli amanti di questo genere di sonorità.

Tentando di raccogliere il testimone dei mostri sacri del passato, dai quali trae ispirazione senza nasconderlo, Lord Vrăjitor ha messo in piedi un progetto tutto sommato credibile che, a differenza di altri che fanno grosso modo le stesse cose, ha quanto meno il merito di preferire la qualità alla quantità. Non due dischi all’anno per riempire il bidone dell’underground ma uscite più centellinate e curate nei dettagli, e le nostre orecchie ringraziano. “Sacrosanct Demonopathy” è in definitiva un buon successore di “Battlespells”, di cui mantiene in sostanza le atmosfere e l’approccio cambiando leggermente le carte in tavola in un contesto forse più maturo e raffinato. Di sicuro non ci possiamo lamentare.