Baxaxaxa – Devoted To HIM

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Tornano a far sentire la propria voce roca e catarrosa i tedeschi Baxaxaxa, a circa un anno di distanza dalla pubblicazione dell’ottima demo “The Old Evil”, che nel 2019 aveva segnato, dopo un’assenza protrattasi per ben diciassette anni, il comeback sulla scena underground dell’ensemble capitanato dal batterista Condemptor, già nei seminali Ungod. “Devoted To HIM” esce in 7” (edizione limitata a cinquecento copie) per l’instancabile Iron Bonehead Productions, il cui proprietario, “Traumatic” Patrick Kremer, è anche il cantante dei Baxaxaxa: tutto in famiglia insomma, per un’uscita che ripropone l’ormai classico demone stilizzato in copertina e che, com’è facile intuire dalla durata molto contenuta e dal formato, segna un passaggio interlocutorio nella non nutrita discografia della band, che potrà interessare soprattutto i collezionisti più incalliti, nell’attesa che il gruppo possa produrre qualcosa dal minutaggio più consistente e possa (perchè no?) finalmente far uscire il full length di debutto. Le due canzoni qui presenti si pongono sulla falsariga di quelle contenute nella precedente demo, della quale in effetti potrebbero quasi sembrare delle outtakes. Stesso stile nervoso e tagliente; stessa particolare e non convenzionale impostazione vocale del singer che, più che urlare, sospira e rantola come una bestia ferita; stessa attitudine fieramente “no mosh, no fun, no core”; stesso sound grezzo e programmaticamente old school, che ci riporta indietro alle radici del genere e a gruppi come Root, i nostrani Mortuary Drape o i Tormentor, oltre che a mostri sacri come Hellhammer e Bathory.

“Revelation In Sin” è senza dubbio l’episodio meglio riuscito dei due, con i suoi ritmi trascinati da processione funebre, che lasciano a tratti spazio a scoppi più fragorosi di violenza, ben dosati tra una strofa e l’altra; mentre la title track è un brano ruvido come carta vetrata e decisamente marcio ma, tutto sommato, non eccelso, nel senso che scivola via abbastanza in fretta, senza lasciare particolari sensazioni.

L’effetto sorpresa e la freschezza compositiva, che mi avevano così ben impressionato all’ascolto di “The Old Evil”, sono in parte svaniti e questa pubblicazione di breve durata serve più che altro per continuare a far circolare il nome della band, dando una certa continuità alla produzione della stessa: non male, se amate il black metal semplice, che riesce a conservare la propria aura brutale e primitiva, ma in effetti l’ascolto (ed eventualmente l’acquisto) è consigliato solo se siete accaniti fans dei nostri oppure non potete perdervi nessun disco che gravita attorno a questo genere di sonorità. In ogni caso sono convinto che i Baxaxaxa abbiano fatto e possano fare di meglio.