HellGoat – A Sign Of Evil To Come

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Aspettatevi il ​​crudo orgoglio del black metal satanico, tradizionale fino al midollo, con frammenti melodici disgustosi per torturare le anime dei deboli e rafforzare l’orgoglio dei pochi sulla via della mano sinistra. HellGoat brilla della luce nera dei giorni del black metal che a volte sembrano lontani. Per i fans dei Darkthrone”. Così recita la presentazione che accompagna il promo di questo dischetto tutto simpatia, chitarre zanzarose, face painting e cornine levate al cielo, ed è veramente una di quelle volte in cui il recensore di turno avrebbe ben poco da aggiungere se non il classico “prendere o lasciare” o “da ascoltare solo se vi piace il true black metal nella sua forma più classica e pure un po’ scolastica”. Ci provo comunque e comincio col dire che si tratta di una one man band svedese, dietro la quale si cela il mastermind Skoll, personaggio piuttosto attivo negli umidi e catacombali meandri dell’underground del suo paese, che con questo progetto (nato nel 2015) ha dato alla luce (delle tenebre) la consueta trafila di demo, ep, split e compilation in numero abbastanza considerevole, prima di approdare all’esordio sulla lunga distanza con questo “A Sign Of Evil To Come”, album che rappresenta la summa di una certa concezione di black metal e del modo di intendere il genere da parte del nostro amico amante del caprone (come la suora satanica che potete vedere un po’ più sotto).

Su un disco di questo genere le parole che si possono spendere sono quelle consuete, dato che siamo di fronte ad una sorta di “Under A Funeral Moon” o “Pentagram” in versione 2.0, che non riserva assolutamente nessuna sorpresa, almeno per chi con queste sonorità ci è cresciuto a partire dai mitologici e sempre troppo rimpianti anni novanta. Registrazione gracchiante (ma per fortuna non oltre il limite dell’inascoltabile), tremolo picking ossessivo ed ipnotico, blast beats come se non ci fosse un domani, melodie sinistre ed insinuanti che fanno capolino qua e là, atmosfere necrotiche e oscure e il tradizionale screaming demoniaco, nel caso specifico decisamente lacerante ed efficace.

Tutti elementi che vengono alla ribalta immediatamente con l’opener “Face The Devils Might”, introdotta dallo scoppiettio di una fiamma e da battiti di campane (viva la tradizione!), e che ritroviamo invariati in tutto l’album. Ogni cosa è al suo posto e i maniaci del black metal nella sua forma più true non avranno nulla di cui lamentarsi, anche perché un certo qual fascino, seppur ampiamente famigliare, questo album riesce comunque a trasmetterlo.

Inoltre c’è una certa (relativa) varietà compositiva che scongiura almeno in parte l’effetto copia-incolla e favorisce la fruizione del lavoro, anche grazie alla durata non eccessiva. E così si passa dalla furia glaciale di canzoni come “Fuck Your Mercy, I Want Bloodshed” e “Daggers Of Infinite Darkness” al tu-pa tu-pa della programmatica “Traitors Of The Black Flame”, pezzo più punk oriented e pieno di “uh!”, attraversando cimiteri al chiaro di luna con brani più rallentati, vere e proprie litanie mortifere, come “Avskuren Halspulsåder” e “Burning Horns Of Satanic Terror”. Che altro aggiungere? Siamo al cospetto di un album che, se fosse stato pubblicato trent’anni fa o giù di lì, sarebbe stato annoverato tra i dischi seminali del genere (ricevendo ovviamente recensioni negative) e che oggi fa il suo sporco lavoro nella speranza di ritagliarsi il suo piccolo spazio di “culto” (che non si nega a nessuno). Insomma, chiamate tutto questo revival o rispetto della tradizione, ma un ascolto a questo “A Sign Of Evil To Come” a mio parere vale comunque la pena darlo.

REVIEW OVERVIEW
Voto
70 %
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hellgoat-a-sign-of-evil-to-comeTRACKLIST <br> 1. Face The Devils Might; 2. Fuck Your Mercy, I Want Bloodshed; 3. Traitors Of The Black Flame; 4. Burning Horns Of Satanic Terror; 5. Daggers Of Infinite Darkness; 6. Avskuren Halspulsåder ; 7. Sub Satanae Potestate; 8. A Sign Of Evil To Come <br> DURATA: 33 min. <br> ETICHETTA: Knekelput <br> ANNO: 2022