Funeral Fullmoon – Unholy Kingdom Of Diabolic Emperors

0
466

Nella vasta galassia di generi da cui è composto l’universo metallico il black metal è per molti versi quello più conservatore, geloso delle proprie peculiarità, tutto chiuso in sé stesso, nella difesa dei propri stereotipi e della propria attitudine. Allo stesso tempo però è di fatto quello che più si è aperto a contaminazioni di varia natura, dando vita ad una miriade di filoni anche molto diversi tra loro e lontani mille miglia dal nucleo sonoro originario. E questo continuo oscillare tra tradizione e innovazione è stato la forza che ha mantenuto in piedi il genere (discorso che vale naturalmente anche per il metal in senso lato). Al polo della tradizione appartiene sicuramente questo “Unholy Kingdom Of Diabolic Emperors”, che potrebbe tranquillamente essere considerato un nipotino tardivo di “Under A Funeral Moon” perché qui tutto è rigorosamente fermo al 1993, dalla copertina in bianco e nero fatta in casa alle liriche che inneggiano a demoni e misantropia, dal sound artigianale e zanzaroso alla produzione a dir poco approssimativa: cose che al tempo erano avanguardia e rottura rispetto al passato e adesso sono maniera e canone. Si tratta della terza fatica sulla lunga distanza di Funeral Fullmoon, one man band cilena dietro alla quale si nasconde il mastermind e polistrumentista Magister Nihilfer Vendetta 218, della quale ci siamo occupati di recente sulle nostre pagine virtuali, in occasione della ristampa di “Spectral Shadows Of The Forgotten Castle”, split in compagnia di Wampyric Rites.

Ora, se avete vissuto nei primi anni novanta la parabola della così detta “second wave” norvegese o se successivamente vi siete appassionati al revival true black metal a cavallo tra la fine del decennio e i primi anni duemila (Vargsang su tutti ma i nomi da citare sarebbero molti), è ovvio che niente (ma proprio niente) di quello che troverete in questo disco potrà suonare in alcun modo sorprendente alle vostre orecchie, comprese le pause tra una canzone e l’altra con tanto di fruscio in sottofondo. Questo infatti è un lavoro che volge il proprio sguardo al passato in modo rigorosamente ortodosso, senza uscire dal seminato nemmeno per un momento, con l’intento di recuperare la magia e lo spirito di quei tempi come se le lancette dell’orologio si fossero fermate. Se il nostro amico (dal quale, considerato il suo curriculum inattaccabile, in ogni caso non potevamo aspettarci qualcosa di diverso) ci riesca oppure no ognuno lo deciderà in base alla propria sensibilità o all’ispirazione del momento.

Personalmente posso dire che, pur nella loro completa prevedibilità (intermezzi dungeon synth compresi), le canzoni risultano in qualche modo piacevolmente putride, tra blast beats, urla demoniache, passaggi più cadenzati e altri nei quali la batteria si lancia nel più classico dei tu-pa tu-pa (e qui la testolina si muoverà da sola, specialmente ascoltando pezzi come “Demonic Visions” e “Enter The Abyss”, a mio avviso i più riusciti). Insomma siamo di fronte al classico disco che mantiene le proprie promesse, anche se è destinato probabilmente a non lasciare un grande segno e a finire nel calderone della roba underground di “culto”, pronto magari per qualche ristampa nei prossimi anni. Tipico prodotto targato Inferna Profundus Records: assolutamente nella media, si potrebbe dire senza infamia e senza lode, ma un ascolto glielo potreste anche concedere.

REVIEW OVERVIEW
Voto
67 %
Previous articleMalauriu / Lykten – Split
Next articleFeretri – Smell Of Tomb
funeral-fullmoon-unholy-kingdom-of-diabolic-emperorsTRACKLIST <br> 1. Intro; 2. Pact With The Insane Spirits; 3. Misanthropic Obssession; 4. Interlude; 5. Demonic Visions; 6. Enter The Abyss; 7. Outro <br> DURATA: 28 min. <br> ETICHETTA: Inferna Profundus Records <br> ANNO: 2023