Xpus

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I lombardi Xpus infestano il sottobosco underground italiano ormai da qualche anno e hanno all’attivo ben tre lavori sulla lunga distanza, all’insegna di un black/death metal furioso e vecchia scuola, l’ultimo dei quali (“Sepulchrum Christi”) uscito di recente via Kvlt Und Kaos Productions. L’occasione era quindi propizia per scambiare quattro chiacchere con il mastermind Aren (cantante e bassista) e scoprire qualcosa in più su questa realtà nostrana.

Domanda scontata ma importante per rompere il ghiaccio: vorrei chiederti un’introduzione dettagliata sugli Xpus.

Il progetto Xpus è nato nel gennaio 2015 come one man band. Il primo demo infatti, che vide la luce circa tre mesi dopo, lo registrai suonando ogni strumento. Volevo qualcosa di grezzo e decisi che una produzione da studio per il momento non era la soluzione migliore. Così, di notte, feci tutto il lavoro nel capannone dove ho la mia attività di sale prova. Ultimato il promo, iniziai la ricerca di una label e fui fortunato, perché le prime risposte arrivarono dopo ventiquattr’ore (grazie anche a internet che, in questo caso, agevola non poco il processo). Scelsi la Metal Scrap e iniziai subito a lavorare sui pezzi mancanti per completare l’album di debutto. Quando firmai il contratto, non solo non avevo terminato tutti i brani, ma mancavano tutte le liriche e tutto il lavoro grafico. Chiamai il mio vecchio compagno d’avventure Mornak alle chitarre e L per la batteria e, dopo altri tre mesi circa, iniziammo le registrazioni di “Sanctus Dominus Deus Sabaoth”. Anche in questo caso volevamo un lavoro grezzo, che si discostasse dalle produzioni iper pompate di oggi, volevamo creare un personale omaggio ai generi musicali più estremi con cui eravamo cresciuti, ovvero il death e il black metal. Ancora una volta decisi di registrare tutto da solo e nel novembre 2015 l’album fu rilasciato. Durante le pause tra i concerti del tour europeo di supporto al disco iniziammo subito a lavorare al secondo capitolo. Avevamo anche trovato il batterista definitivo, Ulvirøs. Alla fine del 2017 entrammo in studio per registrare “In Umbra Mortis Sedent”. Impiegammo otto ore per registrare tutta la parte musicale/lirica ed altre quattro/cinque ore per finire mixing e mastering. Dopo un paio di settimane tra le varie proposte discografiche arrivò quella della Transcending Obscurity, che già conoscevo avendo parecchi lavori prodotti da questa etichetta, come i vari progetti di Dave Ingram (Benediction), Feral, Paganizer, Rogga Johansson, etc… Purtroppo la suddetta label ci fece aspettare anni prima di pubblicare il lavoro e infatti il disco vide la luce solo nell’aprile del 2020, in piena pandemia. Uno spreco totale di tempo per noi e un lavoro che uscì ormai “vecchio”. Ovviamente lasciammo la Transcending Obscurity (ci fece aspettare parecchie settimane anche per avere il materiale da rivendere durante i live…) e durante il forzato periodo di attesa lavorammo al terzo capitolo e cambiammo chitarrista. Nacht entrò a far parte della band nell’autunno del 2021 e con lui completammo “Sepulchrum Christi”, rilasciato a marzo 2023 dalla Kvlt Und Kaos Productions, sicuramente il nostro album più maturo e completo.

Come riescono gli Xpus a creare e proporre la loro musica rendendo il tutto in chiave totalmente underground?

Credo sia tutta una questione di attitudine, suoniamo un genere che richiede al musicista passione e convinzione, tutto il resto va in secondo se non in terzo piano. Basti pensare quanto suonavano “veri” i lavori dei primi/metà anni novanta rispetto a quelli di oggi. Ai musicisti di allora bastava veramente poco, una registrazione grezza, due immagini in croce, anche fatte male e avevi tra le mani delle piccole perle nere. L’attitudine è l’ingrediente chiave qui, quello che manca oggi alla maggior parte delle bands ed è stata persa da tanti big del passato.

La parte compositiva è violenta, senza troppi fronzoli, e trova il giusto equilibrio nella coniugazione tra black e death metal. In che modo avete reso questa semplice idea senza snaturare la vostra irruenza espressiva?

In modo totalmente naturale. Ho iniziato ad ascoltare death e black metal all’età di 15 anni, oggi ne ho 46, mi accompagna quindi da 2/3 della mia intera esistenza ed è di vitale importanza per me, non credo proprio che sarei in grado di comporre altro (non che lo voglia, sia chiaro). Come detto sopra, attitudine.

La cover di “Sepulchrum Christi” ha un colore che predomina sul nero, e mi riferisco al verde, senza essere mai banale o fastidioso al contatto visivo di chi osserva. Come vi venuta l’idea di usare proprio questo colore?

In realtà quando creai il progetto avevo già bene in mente che i colori sarebbero stati tre: nero, grigio e, appunto, verde. In realtà per “Sanctus Dominus Deus Sabaoth” ho utilizzato il rosso al posto del verde ma solo per un discorso di “presentazione”, visto che in quel periodo alcune band brutal e grind usavano quel colore, meno “giallo” rispetto al nostro ma pur sempre verde, non volevo fossimo collocati nel filone sbagliato. Ho scelto il verde (specie appunto quello con tonalità tendente al giallo) perchè lo trovo molto più esoterico, evocativo e soprannaturale rispetto al canonico rosso.

Se dovessi descrivere con tre animali, come l’orso, il lupo o il puma, le varie angolature dell’ultimo full length e della vostra musica, quale sceglieresti?

Nessuno dei tre o altri tipi di animali, la nostra è una musica pregna di angoscia, decadenza, oscurità, morte, odio e distruzione verso tutte le religioni e l’essere umano. Questi sono sentimenti che non si confanno all’universo “animale”, sono mondi agli antipodi. Certo, la natura ha le sue leggi e sovente è crudele, ma nulla in confronto allo schifo umano. Ognuno deve occupare il proprio posto nell’universo, noi, restare nella latrina che ci meritiamo.

L’intervista termina qui, a voi le conclusioni finali…

Grazie per il tempo concessoci. See you in hell.