A DAY OF DARKNESS – NOCTURNAL DEPRESSION + NECROMASS AND MORE… – 13/01/2024 SLAUGHTER CLUB PADERNO DUGNANO

0
985

Ed eccomi qui, finalmente ad un concerto (più un mini festival in realtà, immagino per motivi organizzativi e di budget) black metal underground dopo un lungo periodo di latitanza, dovuto principalmente all’invincibile senso di noia e rigetto che avevo sviluppato per eventi di questo tipo. È stata fondamentalmente l’occasione di vedere i Nocturnal Depression a far smuovere il mio regale e pigro culo dal comodo divano di casa e a portarlo in questa gelida serata invernale a Paderno Dugnano, nella periferia milanese, in quello Slaughter Club che da qualche anno è diventato un punto di riferimento nella zona per il metal estremo nella sua dimensione live. A causa del traffico tentacolare della metropoli non arrivo in tempo per l’esibizione degli Unviâr, usciti l’anno scorso con l’ep “Faliscjis”, ai quali tocca il non semplice compito di aprire le danze: e così il luogo comune dello scribacchino di turno che arriva in ritardo anche questa volta è rispettato (in ogni caso non rischio di essere licenziato e quindi, purtroppo per voi, vi toccherà leggere i miei sproloqui ancora e ancora).

Nonostante le impellenti necessità nutrizionali e di urgente minzione, favorita dalle basse temperature fuori e dentro il locale, riesco a seguire buona parte dell’esibizione degli Homselvareg, band che fin dall’omonimo esordio è votata ad un black metal violento e aggressivo, potremo dire in stile Handful Of Hate e quindi sostanzialmente svedese, e che anche dal vivo si dimostra letale e distruttiva, sciorinando senza troppi complimenti un pezzo dopo l’altro nella mezz’ora a sua disposizione, mentre il pubblico comincia a farsi relativamente più numeroso.

È quindi la volta dei Ticinum, band che attendevo di vedere dal vivo con una certa curiosità dopo il full length di debutto “A’ La Porta Di Cént Tùr”, che mi aveva favorevolmente impressionato. E devo dire che la loro miscela di folk, con tanto di mandolino selvaggio, e black metal di scuola vagamente finlandese, dal sapore medievale e con sfumature più heavy, ha il suo bel perché anche in sede live, nonostante la loro performance sia funestata da una serie di inconvenienti di natura tecnica e dai suoni peggiori della serata. I brani sono comunque trascinanti, fanno muovere la testolina anche ai più riluttanti, e lo spettacolo è garantito pure dal punto di vista scenico, grazie a costumi variamente colorati che di certo non passano inosservati, come potete apprezzare dalle fotografie di qualità infima (ma così tutto è più underground) che ho il piacere di proporvi.

L’atmosfera cambia completamente con i Blaze Of Sorrow, che salgono sul palco senza orpelli e ci offrono un’esibizione asciutta e quadrata, come il loro black metal dai tratti atmosferici e melodici, ammantato da un velo di tristezza e cupo umor nero. Le canzoni si susseguono una dopo l’altra, in pratica senza alcun tipo di interazione con il pubblico, e il tutto sembra assumere l’aspetto di una lunga seduta di meditazione introspettiva: ho gradito la band su disco, specialmente il penultimo “Absentia”, ma personalmente non è questo il genere di approccio che prediligo in sede live, benché la prova della band sia sostanzialmente ineccepibile; ovviamente c’è chi al contrario di me ha apprezzato, e pure molto.

Tocca quindi ai Necromass, co-headliner della serata, band che non necessita di particolari presentazioni e che ha da tempo consolidato il proprio status di “culto”, grazie soprattutto all’album di debutto, uscito nell’ormai lontano 1994, che all’epoca rappresentò uno dei primi tentativi nostrani di fondere tematiche occulte con un black metal influenzato più dalla scena greca, con tastiere e accenni melodici, che da quella norvegese tutta tremolo e blast beats, che ai tempi dettava indiscutibilmente legge. E naturalmente i Necromass, che oggi hanno dato vita ad un’esibizione particolarmente muscolare e “sudata”, vanno a ripescare proprio dal passato, riproponendo sul palco quelle atmosfere sulfuree e sciorinando i loro classici, come “Mysteria Mystica Zothyriana 666”, “Sodomatic Orgy Of Hate”, “Sadomasochist Tallow Doll” e “Vibrations Of Burning Splendour”, che il pubblico visibilmente gradisce, facendosi coinvolgere nel calderone sotto il palco senza troppe esitazioni.

E tocca infine agli headliner, che proprio quest’anno festeggiano (si fa per dire perché chi canta di solitudine, sofferenza e pulsioni suicide in realtà non festeggia mai) il ventennale di una carriera che li ha visti tra i prime movers della scena depressive, genere che hanno interpretato e continuano ad interpretare a modo loro, con una manciata di riff grezzi e melodie accattivanti, ammantate da un piglio romantico e decadente che da sempre rappresenta il loro marchio di fabbrica. Lord Lokhraed (all’anagrafe Cédric Giordani) e compagni paiono in buona forma, godono di suoni nitidi e sufficientemente potenti, e soprattutto il singer mi sembra piuttosto ispirato e le sue urla di dolore sono particolarmente espressive.

Trattandosi di una sorta di celebrazione, i nostri amici spaziano nella discografia e propongono episodi più recenti, come la splendida “Tides Of Despair”, tratta dall’omonimo ultimo album del 2019, e  la furiosa “When My Time Has Come To Die”, presa invece dall’ultimo ep del 2022, ed altri più risalenti come “Nostalgia”, il cui arpeggio è un vero classico da “scuola dell’arpeggio depressive”. I pezzi vengono più o meno abbondantemente accorciati rispetto alle versioni su disco che d’altronde, considerata la loro lunghissima durata media, sarebbero improponibili dal vivo, ma poco importa perché il pubblico si lascia ugualmente cullare e ipnotizzare in un vortice di rabbia nostalgica e malinconica che raggiunge il suo apice nel finale, affidato a “Her Ghost Haunts These Walls” e “Hear My Voice… Kill Yourself”, senz’altro due tra le canzoni più emblematiche della band, pur nella semplicità quasi naïf di testi e musica (ma questo in fondo è un po’ il segreto dei Nocturnal Depression). In conclusione è stata una serata riuscita, che ha visto anche una buona partecipazione a livello di pubblico, con gente venuta pure da discretamente lontano (cosa che il mio regale e pigro culo non penso abbia più voglia di fare) per assistere ad un concerto che credo non abbia deluso nessuno dei presenti.