Che bell’ep, ragazzi! Davvero, l’ho apprezzato molto. Sono rimasto positivamente colpito da questa band nostrana, i Marea. Già il nome evoca immagini di vastità, profondità, ciclicità. Il mare: quell’enorme massa d’acqua che copre tre quarti del nostro pianeta, fonte di vita, di morte, di mistero. Un milione di canzoni sono state ispirate dalla sua possanza, dal suo intrinseco romanticismo, dal suo alone di malinconica impassibilità. Con “Adrift” i Marea tengono pienamente fede al proprio nome con tre perle racchiuse in una splendida ostrica sul fondo dell’oceano. La prima parola che mi è uscita dalle labbra, dopo il primo ascolto, è stata: emozionante. Sin dalle prime battute la connotazione emo/post-black è evidente, e durante lo sviluppo del disco questo stile viene rispettato e valorizzato. L’opener si apre con chitarre in larsen che introducono un riff lento, monotono, ma di quella monotonia giusta: è un’introduzione perfetta allo sviluppo di un brano che lambisce territori depressive black e ti penetra nella mente, facendoti percepire dolore e angoscia.

Se dovessi tradurre in un’immagine “Useless”, vedrei una persona che sprofonda inesorabilmente verso il tetro fondo dell’oceano, senza più possibilità di risalire: si sentono il freddo, il buio, l’asfissia, la disperazione nel prendere coscienza della fine imminente. La successiva “Rusted” è semplicemente stupenda. Totalmente diversa dalla precedente, inizia con una splendida parte di chitarra acustica accompagnata da una linea di basso ricercata, dolce, suadente. Un momento di altissimo livello. Anche qui l’impatto emotivo è potente ma in modo diverso: meno depressivo, più speranzoso, quasi positivo. Mi ha ricordato gli Sparta di “Porcelain”, in equilibrio tra emo e post/hardcore, con tastiere eteree di ampio respiro, lo stesso respiro del mare. E torniamo sempre lì: Marea.

La coerenza tra significato letterale e musicale è assoluta e rappresenta un punto di forza estetico e concettuale, confermato dalla conclusiva, omonima traccia. Armoniosa, graffiante, sognante, tagliente. Una moltitudine di contrasti interiori la rende sofisticata e penetrante; le contrapposizioni esaltano l’aspetto atmosferico e rendono l’ascolto complesso, in positivo: tutto scorre con coerenza, nulla è fuori posto. È come stare sulla battigia, accarezzati dalle onde di risacca, con la sabbia bagnata sotto i piedi e il suono del mare a scandire il tempo: sono rimasto profondamente colpito da quante immagini questo disco riesca a evocare. L’unica critica, se la vogliamo chiamare così, è che una produzione più professionale avrebbe valorizzato ancora di più gli ottimi contenuti musicali. Mi sento in dovere però di fare i miei più sinceri complimenti ai Marea: una sorpresa blu, immensa.